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La casa sul mare celeste

    Il romanzo di TJ Klune che si divora in pochi giorni: un universo, fatto di meravigliose e fantastiche diversità, da cui non si vorrebbe più andar via.


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    La premessa di “La casa sul mare celeste” di TJ Klune

    Il protagonista di questa storia è Linus Baker, quarantenne impiegato presso il Ministero della Magia Minorile.

    Avete sentito bene, siamo in una storia fantasy, qualcuno direbbe “letteratura per ragazzi”. A me la parola “magia” attira come il formaggio le pere. Non ne ho un’esperienza diretta, ma mi piace l’idea! Procediamo.

    Linus vive solo, con la gatta Calliope come unica amica.

    Da subito il mondo in cui vive il nostro protagonista appare privo di calore umano, tra superiori inaccessibili, colleghi meschini ed una vicina di casa a cui, se non fosse per la veneranda età, difficilmente si potrebbe perdonare l’aspirazione alla crudeltà.

    Da loro Linus, nel suo tenero e goffo isolamento, viene bollato come insignificante.

    Infatti nella scala gerarchica del rigido apparato burocratico troviamo al vertice i pochi eletti, a scendere la massa di tutti coloro che aderiscono a questo sistema di regole grette e, ai margini, vengono lasciate le creature magiche, che per natura non rientrano negli schemi imposti dal sistema. In fondo, in fondo a tutto, Linus.

    Il suo lavoro di assistente sociale consiste nell’ispezionare gli orfanotrofi dove si presentano casi di bambini e bambine dotati di poteri magici e talvolta di aspetto inconsueto, “mostruoso” asseriscono i rispettabili cittadini che considerano la diversità come una minaccia. Dopodiché deve redigere rapporti accurati che determineranno la loro sorte, senza che lui poi ne prenda in alcun modo parte.

    Completamente alienato, di fronte alle critiche che gli vengono mosse e alle costanti offese che subisce, i suoi pensieri si discostano sempre dalle sue affermazioni, contraddicendole. Linus pensa una cosa, ma ne dice un’altra.

    Vorrebbe solo essere lasciato in pace, che la smettessero di bullizzarlo per il solo fatto di esistere, vorrebbe rendersi invisibile, che la sua enorme pancia e lui con essa non ricevessero tutte quelle sgradite attenzioni. Vorrebbe filare dritto e fare bene il proprio lavoro, non per passione, solo per passare inosservato.

    Teme la punizione, la critica, che il futuro possa virare in una direzione ancora peggiore del triste presente.

    Ma qualcosa fa presagire che dietro la facciata di conformismo, una maschera indossata per il quieto vivere, si nasconda una persona diversa, che ancora nessuno ha avuto la possibilità di incontrare davvero.

    A lui va subito la simpatia del lettore.

    Poi arriva il giorno in cui la sua routine viene sbalzata fuori dai binari dell’ordinario: proprio lui viene scelto per compiere una missione del più alto livello di segretezza.

    Cosa scoprirà del luogo che l’attende?

    E cosa scopriremo noi, che ancora non sappiamo, di Linus Baker?

    Di quest’uomo che di cognome fa “panettiere”, come fosse egli stesso un uomo che è “un pezzo di pane” e che si rivelerà capace di “mettere le mani in pasta” quando sarà il momento.

    Di cosa parla “La casa sul mare celeste”?

    Questo romanzo tocca tanti temi e, se avete fatto con me il percorso sulla lettura espressiva, sapete che uno degli aspetti per me meravigliosi della lettura è che ogni lettore dà una propria “lettura” della storia e che quando si ha l’occasione di lavorare sul testo all’interno di un gruppo si prendono in considerazione anche le interpretazioni degli altri oltre alle proprie, arricchendo il nostro mondo di riflessioni e sfumature.

    L’unica lettura che posso offrire qui è la mia, un’assolutamente personale visione della vicenda.

    Ho letto una storia che parla della difficoltà di relazionarsi alla diversità di qualunque tipo, della difficoltà di aprirsi alla conoscenza dell’altro sospendendo i propri pregiudizi quel tanto che basta per lasciare che il mondo dell’altro sfiori il nostro.

    Ho letto una storia che parla della difficoltà di accettarsi per come si è, di arrivare ad esserne orgogliosi senza però perdere la capacità di crescere e migliorarsi, la difficoltà di uscire dalla propria zona di comfort e semplicemente essere.

    Ho letto una storia che racconta come una persona qualunque, apparentemente non troppo coraggiosa, abbia dentro di sé la forza per portare cambiamento, goccia dopo goccia.

    Ho letto una storia dove protagonista è l’amore che unisce e non divide, che accoglie e non respinge, che lotta anche quando serve ma sempre con intelligenza e lealtà.

    Chiusa l’ultima pagina de “La casa sul mare celeste” mi resta addosso una gran dose di buonumore, la convinzione che la felicità sia a portata di mano una volta intrapresa la strada verso una vita che sentiamo nostra.

    Fantasia o realtà?

    L’idea alla base de “La casa sul mare celeste” prende l’avvio da fatti realmente accaduti.

    Negli anni ’60 il governo canadese tolse alcuni bambini indigeni dalle loro case per inserirli in famiglie bianche borghesi a loro estranee.

    Fatti simili accadono tuttora negli Stati Uniti meridionali e TJ Klune, attraverso una storia di pura fantasia, porta all’attenzione della società la fin troppo reale disumanità con cui vengono trattati bambini considerati diversi e inadatti, “da correggere”.

    I bambini del libro sono divertenti. Dietro i loro comportamenti molesti si cela fame d’amore e di accettazione, i loro modi bruschi sono muraglie che hanno imparato ad erigere per difendersi da un mondo adulto che non è stato in grado di stare loro accanto, di essere la guida ferma e affettuosa di cui avrebbero tanto bisogno.

    Sono vivaci e chiedono attenzione. Stupiscono con le loro singolari capacità e con le loro vibranti personalità.

    Sono, in poche parole, bambini.

    E la mostruosità resta tutta a carico degli adulti.

    TJ Klune

    “La casa sul mare celeste” è il primo libro che leggo di Travis John Klune, questo scrittore statunitense che ha poco più di quarant’anni.

    Ha scritto molti altri romanzi fantasy che come il nostro hanno in comune l’avere protagonisti LGBTQ, portando la propria sensibilità queer nella creazione di personaggi genuini e sfaccettati.

    “La casa sul mare celeste” è diventato un bestseller del New York Times ed è stato nominato dal Washington Post “una delle migliori letture per il benessere del 2020”.

    Per fortuna i libri non hanno data di scadenza e l’acquisto di questo libro è un biglietto per un trattamento benessere di cui poter usufruire ad ogni ora del giorno e della notte, negli anni a venire.


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