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“Into the wild”: il libro

    Alla ricerca di libri sul rapporto tra uomo e natura, sono partita dalla storia da cui è tratto il film “Into the wild”, diretto da Sean Penn e interpretato dal bravissimo Emile Hirsch: “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer.

    Qui trovate una trama delineata a grandi pennellate, evitando dettagli, soppesando le parole, per non togliere nulla alla bellezza di questo romanzo che ho profondamente amato e che vi invito a leggere.


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    Into the wild: dal film al libro

    Ricordo che, appena distribuito nelle sale cinematografiche, l’avevo visto con un paio di amici e ne ero uscita ebbra, con un desiderio scalciante di libertà, di mollare tutto e partire all’avventura nelle terre selvagge, zaino in spalla e pollice in su.

    Un po’ dubbiosa se fosse o meno una buona idea leggere a posteriori il romanzo, visto che ho adorato così tanto il film, mi sono piacevolmente stupita nel trovare nel libro qualcosa di molto diverso.

    Krakauer è un giornalista investigativo che come molti è rimasto colpito dalla vicenda del giovane Chris McCandless.

    Chi è Chris McCandless

    Nell’estate del 1990, appena laureatosi, Chris parte con la sua auto e poco altro in una di quelle che sembrava essere un’estate come le altre.

    A lui piaceva partire solo, alla fine di ogni anno accademico, per girare il Paese, lasciandosi alle spalle la famiglia benestante, gli esami appena dati, la vita di tutti i giorni.

    Ma da quell’estate non farà più ritorno a casa. Lascia tutto e tutti senza una parola di saluto, dona in beneficienza tutti i suoi risparmi – quasi 24.000 dollari – ad un’organizzazione che combatte la fame, brucia i soldi che ha nel portafoglio, e dopo poco abbandona sul ciglio della strada anche la sua auto con i suoi pochi averi.

    Due anni dopo, trova la morte in Alaska, all’interno di un vecchio pulmino abbandonato nei boschi che è stato per mesi il suo ultimo e tanto cercato rifugio.

    Una scelta estrema, un taglio netto, a cui Krakauer cerca di dare un senso, indagando su cosa possa aver spinto Chris a tagliare definitivamente i ponti col passato e a rifarsi una nuova vita in cui, col nuovo nome di Alexander Supertramp, firma il suo viaggio su di un diario che ne testimonia in modo asciutto le tappe.

    Nelle terre estreme

    Se pensate che vi abbia svelato la trama e tolto il piacere della lettura, sappiate che tutte queste informazioni stanno nella nota con cui l’autore apre il libro, il cui sottotitolo spalanca a quella che è la vera ricerca che Krakauer ripercorre sentendone per primo il richiamo: “storia di una fuga dalla civiltà”.

    Le domande “perché?”, “che cosa cercava?”, “da cosa scappava?”, trovano solo parziali risposte. Le ricostruzioni, dopotutto, per quanto approfondite, non sono mai la verità soggettiva. 

    McCandless non è stato e non sarà l’unico a cercare nelle terre estreme quel significato profondo che ognuno di noi cerca e forse in molti, me compresa, sentono che lì, nelle profondità della natura più selvaggia, c’è qualcosa che ci connette alle nostre profondità.

    Chi vi si addentra in un modo tanto poco conformista, viene chiamato in molti modi. Ma come Krakauer stesso scrive:

    “McCandless Non era un matto, un disadattato, un emarginato. McCandless era qualcos’altro, anche se non è facile dire cosa. Un pellegrino, forse”.


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