Quando alla propria esistenza che va in frantumi si reagisce facendo l’unica cosa che è possibile fare: continuare a camminare.
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Il cammino in solitaria di una donna sul Pacific Crest Trail
“Il Pacific Crest Trail, o PCT, è un ininterrotto sentiero che si estende dal confine messicano in California fino a poco oltre il confine con il Canada lungo la cresta di nove catene montuose. Percorrendo tutta la California, l’Oregon e Washington, il PCT passa in mezzo a parchi nazionali e aree selvagge, in territori federali, tribali e privati; in mezzo a deserti, montage e foreste pluviali; attraverso fiumi e autostrade”.
Così Cheryl Strayed descrive quello che sarebbe stato di lì a poco il cammino che avrebbe intrapreso a piedi, da sola, a ventisei anni, quando le esperienze dolorose di anni arrivano a chiederle il conto ed il senso dell’esistenza stessa pare essersi dissolto.
Parte un giorno, lasciandosi tutto alle spalle, senza alcuna esperienza di trekking e con un bagaglio inadeguato.
Già, perché cosa bisogna mettere nello zaino quando si decide di viaggiare a piedi per 100 giorni attraverso uno dei sentieri considerati tra i più impegnativi degli Stati Uniti?
Parte con uno zaino che fatica a sollevare e cammina per oltre tre mesi con un unico desiderio: arrivare alla fine ad appoggiare il proprio palmo di mano sul “ponte degli Dei”, il ponte a Cascade Rocks che collega l’Oregon allo Stato di Washington superando il fiume Columbia.
Il cammino ha da sempre una valenza spirituale, fin dai tempi antichi. Ancora oggi, qui in Europa, esistono lunghi cammini dove ripercorrere i passi dei pellegrini di un tempo.
Camminare è conoscersi.
Ci obbliga a rallentare, a sentire il peso del nostro corpo, a confrontarci col peso del nostro spirito. Il peso di quello che trasportiamo ci porta a scegliere con cura e a dare valore a quello che decidiamo di portare con noi. Il peso della stanchezza e dell’affrontare imprevisti e del gestire emozioni in situazioni limite ci pone davanti ai nostri limiti, senza un riparo dove rifugiarci.
Il tempo trascorso soli ci obbliga a stare con noi stessi.
In questo tempo Cheryl trova la forza e la leggerezza per accogliere un processo di rinascita.
Ma di un viaggio, anche quando sono chiari il punto di partenza e la meta, ciò che più conta è ciò che accade nel mentre. In “Wild” lo si scopre di pagina in pagina…
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